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ordigni esplosivi dimenticati

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ordigni esplosivi "dimenticati"
Sono le “bombe” che dalla fine delle guerre mondiali giacciono nei terreni, nei mari, nei laghi , su/nelle montagne, minacciando l’ambiente e la salute degli abitanti. Dalla pianura padana al tavoliere pugliese, dal golfo di Napoli al basso Adriatico, dai fondali pesaresi al lago di Vico fino all’area industriale di Colleferro, dalla Linea Gotica alla Linea Gustav, dalla Sicilia alle Alpi, la presenza degli ordigni residuati bellici è un costante pericolo occulto: è un’eredità invisibile, un’ipoteca nascosta che grava sulla nostra incolumità. Oltre ai siti infestati di cui si conosce l’esistenza, a tutt’oggi non esiste (ed è impossibile fare) una mappatura esaustiva che localizzi e quantifichi con precisione i manufatti presenti sul territorio nazionale. Si sa però che il campionario comprende munizionamento convenzionale (bombe a mano e d’aereo, mine, granate e munizioni per tutti i tipi di armi e di  artiglierie, spolette, panetti di tritolo, ecc.) e munizionamento non convenzionale (ordigni che comprendono liquidi irritanti come l’iprite e la lewisite, l’ arsenico tossico cancerogeno, il gas asfissiante fosgene, ecc.). Ai depositi censiti, ai rinvenimenti occasionali, alle ricerche mirate nei cantieri per le opere pubbliche, si aggiungono oggi  gli sganci nell’Adriatico delle bombe non utilizzate dagli aerei NATO. E’ stimata in circa due milioni di residuati la quantità da bonificare, non è quantizzabile il numero degli ordigni a caricamento speciale in quanto la produzione chimico bellica è proseguita.

Bibliografia minima:
  1. Gioannini e Massorbio “Bombardate l’Italia” Rizzoli;  
  2. Webster “Le terre di Caino” Corbaccio;  
  3. Rastelli “Bombe sulla città” Mursia;  
  4. Di Feo “Veleni di stato” Rizzoli;  
  5. Lafirenze “Schegge assassine” e “ La mia bonifica”  Florestano edizioni;  
  6. dossier “Inventario armi chimiche” Legambiente.

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